Lorenz ha compiuto ricerche sui problemi dell’aggressività, sulla sua funzione per la sopravvivenza e sui meccanismi che si contrappongono ai suoi effetti deleteri, estendendo queste ricerche dal campo animale fino a quello umano.

Konrad Lorenz definisce l’aggressività come la pulsione combattiva fra individui della stessa specie. Lo spunto di Lorenz è la bellicosità innata dei pesci della barriera corallina, i cui maschi, in mancanza di rivali del proprio sesso, arrivano ad attaccare le proprie femmine e la prole. A partire da qui l’autore prende in esame vari esempi di aggressività nel mondo animale, andando in cerca di motivazioni e modalità: dai combattimenti rituali dei lupi e dei leoni alle colonie di ratti, i cui membri sono solidali tra loro ma spietati nei confronti di chi non ne fa parte. L’uomo, in ultima analisi, risulta l’unico animale incapace di trovare un equilibrio tra istinti aggressivi e modi per inibirli o sfogarli.

Ha elaborato la teoria della cosiddetta «appetenza», secondo cui negli animali c’è un meccanismo interno dove si accumula l’aggressività, e che ad un certo livello costringe l’animale a sfogarla. Per Lorenz, come la fame comporta l’esigenza di nutrirsi, la mancanza di sfoghi aggressivi fa crescere il bisogno di combattere.


La pulsione aggressiva è pronta a liberarsi se sollecitata da stimoli appropriati, ed è un istinto di conservazione della specie anche quando viene esercitata verso gli appartenenti della propria stessa specie, attraverso la delimitazione del territorio e la distribuzione degli individui nello spazio vitale disponibile, nonché tramite la selezione del più forte e del miglior capofamiglia